Recensione (personalissima) di Slipknot - Slipknot

STORIA:
Il Nu Metal è un sottogenere dell'Heavy Metal nato negli anni '90. I fondatori di questo genere furono i Korn che, nel 1994, ebbero la malsana idea di contaminare la musica metal con elementi funk, industrial, Grunge e hip-hop. Il successo divenne tale che questo genere influenzò altre band come Deftones, Limp Bizkit, Rage Against Machine e Disturbed (solo esordio).
 Nel 1999, nove casinisti mascherati dell'Iowa (si avete capito bene) decisero di entrare nella storia del metal moderno sotto il nome di Slipknot, o Nodo Scorsoio se siete nazionalisti. La loro formazione è piuttosto particolare e ogni membro corrisponde a un numero: Shawn "Clown" Crahan alle percussioni (#6), Jim Root alla chitarra (#4), Paul Gray al basso (#2), Joey Jordison alla batteria (#1), Mick Thomson alla chitarra (#7), Chris Fehn alle percussioni (#3), Sid Wilson al giradischi (#0), Craig "133" Jones al campionatore (#5) e Corey Taylor alla voce (#8). Non per amore della matematica ma per brevità, da ora in poi mi riferirò ai singoli membri con i corrispettivi numeri. Incominciarono con il loro album omonimo che, a parer mio, è bellissimo, comparabile al successivo Iowa (di cui non parlerò in questa recensione).
 Ora, dopo aver scritto questo poema introduttivo parliamo dei singoli brani.

BRANI:
Il disco parte con la Intro inquietantissima 742617000027, che corrisponde al codice a barre della demo che pubblicarono anni prima Mate. Feed. Kill. Repeat. Nelle Lyrics si ripete solo una frase detta da Charles Manson "the whole thing, I think, is sick". Segue (sic), cavallo di battaglia nei live della band, che parte con un'aggressività micidiale al grido di "HERE COMES THE PAIN", proveniente da una frase detta da Al Pacino nel film Carlito's Way. Finita la canzone avrete bisogno di un medico, perché vi farà male il collo da quanto sarà stato inteso l'headbanging. La tensione non scende neanche nella successiva Eyeless che, onestamente, è tra le mie preferite dell'intero disco. Introdotta dagli skratch di #0, qui gli screams di Corey comunicano una rabbia irrefrenabile verso una società opprimente. Il famosissimo ritornello che cita "you can't see California without Marlon Brando's eyes" corrisponde a una frase che il cantante aveva sentito pronunciare da un senzatetto in California. La terza traccia Wait and Bleed è forse una delle canzoni migliori della loro discografia. Nonostante abbia un ritornello "melodico", il singolo è talmente aggressivo che vi farà venir voglia di prendere a pugni un sacco da box con la faccia di chi vi sta più in quelle zone... mi avete capito, ecco. Surfacing dà dimostrazione delle doti dei chitarristi #7 e #4. Si tratta di una canzone molto pacifista e con un messaggio alla "volemose bene". Ecco un estratto:

Fuck it all! Fuck this world!
Fuck everything that you stand for!
Don't belong! Don't exist!
Don't give a shit!
Don't ever judge me!

Segue il secondo singolo Spit It Out, con strofe in rapping urlato. Venne scritta in risposta ad alcune critiche da parte di Fred Durst, cantante dei Limp Bizkit. Non a caso il testo è pieno di insulti. La canzone non è per niente male (lo dice uno che non regge oltre un minuto di una canzone rap). Tattored & Torn è quasi allucinogena e incredula, scritta da Mr #6. La canzone presenta molti suoni sinistri, dati dal sampler #5. Forse è un po' difficile farsela entrare subito in testa, però merita. Se pensate che #8 sia soltanto bravo a urlare e incominciate a dire frasi come "ah ma non è un cantate", aspettate di aver sentito Me Inside che dà quel tocco di melodia e leggerezza dopo un mare di aggressività assoluta. L'accoppiata Liberate e Prosthetics è tra le mie preferite in assoluto. La prima, che è forse tra i momenti più alti dell'album, è veloce, cattiva e aggressiva, la seconda è martellante e ipnotica ma talmente inquietante che dà i brividi. La canzone è resa ancora più cupa dai percussionisti #6 e #3, che danno un suono basso e profondo. Le canzoni successive sono No Life e Diluited che vengono quasi sempre sottovalutate ma che, secondo me, sono delle piccole perle. La prima ha una parte strumentale che farebbe pogare anche una colonna di cemento e la seconda trasmette un'aurea di sofferenza e di rabbia primordiale che poche volte si è visto nella carriera del Nodo Scorsoio. Only One è forse la canzone più anonima dell'intero album, con strofe rap stucchevoli. Per fortuna è un episodio molto breve. Scissors è un chiaro esempio di come gli Slipknot siano in grado di traumatizzare attraverso suoni diabolici. La canzone sembra quasi che pugnali l'ascoltatore con un paio di forbici. La track è forse il prototipo della titletrack dell'album successivo. L'album termina con Eeyore, velocissima ma non molto riuscita.

CONCLUSIONE:
Che dire, un album strepitoso, una perla del metal estremo moderno. Purtroppo un livello di aggressività così esponenziale non sarà mai più raggiunto dai nostri nove. Ciò non vuol dire che gli altri album siano da scartare; basti pensare al successivo Iowa che, secondo me, non gli è qualitativamente inferiore.
 Forse una critica che si può fare a questo album è la lunghezza di alcune canzoni, a volte troppo breve, tanto che sembra quasi che si dia più importanza al testo. Tuttavia non si può non premiare l'album per le emozioni che trasmette e l'aggressività primordiale liberata.
 Spero che la recensione sia stata di vostro gradimento e che abbia incuriosito qualcuno appassionato di metal, come me.

VOTO:  93/100

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