Fiori per Algernon - Commento Personale

 


PREMESSA

 Non mi sono mai considerato un appassionato lettore, non soltanto perché le mie passioni sono altre, ma anche perché sono estremamente pignolo in questa forma d'arte. Non amo le descrizioni troppo lunghe e dettagliate, non amo quando gli scrittori sfoggiano parole di un registro alto tanto per darsi delle arie e nemmeno le storie strane e contorte con l'unico obiettivo di trovare una morale nascosta magari di non facile comprensione. Di solito se incomincio un libro che ha una di queste caratteristiche lo metto sullo scaffale della libreria a prendere la polvere e chi s'è visto s'è visto.

 Il mio concetto di lettura è nettamente diverso: mi piace immaginarmi da solo i personaggi della storia senza che nessuno mi metta dei limiti, mi piace una lettura fluida e schietta (ma anche strana e originale) e una trama al limite del sopportabile.

 Benché non sia un libro, il racconto di Daniel Keys "Fiori per Algernon", che ho trovato nel libro La Seconda Luna, rappresenta tutto quello che ho appena citato.

 Mi sono perso in troppe chiacchiere e concludo questa premessa.

IL RACCONTO

 La storia è tra le più semplici che io abbia mai letto. Charlie Gordon, un 37enne con un Q.I. più basso del suo numero di scarpe, ha un sogno, diventare più intelligente. Lavora come addetto alle pulizie di una fabbrica. Il giorno fortunato del protagonista (o l’inizio della fine) arriva quando Miss Kinnian, sua insegnante nella scuola per adulti ritardati, gli parla di un esperimento capace di aumentare la sua intelligenza. Charlie si offre come prima cavia umana. Il primo ad essersi sottoposto all’esperimento è stato un topolino bianco di nome Algernon, il quale ha dimostrato un incremento intellettivo dopo il test.

 Charlie si sottopone al test e diventa progressivamente sempre più intelligente, superando la sua maestra (con la quale nasce un'amicizia) e gli scienziati che lo operarono. Però qualcosa cambia, e non in meglio. Il protagonista si rende conto che i suoi colleghi alla fabbrica lo deridevano per il suo ritardo. Questi ultimi, notando l’improvviso cambiamento di Charlie, decidono di scrivere una petizione per licenziare il protagonista. Altri episodi significativi, come l’incontro di un garzone ritardato deriso dalla gente, rendono il protagonista sempre più consapevole della sua precedente condizione, causandogli uno stato di depressione. Alla fine Charlie decide di sfruttare la sua intelligenza per trovare una cura per i ritardati mentali.

 Mentre lavora in laboratorio, il protagonista si accorge che Algernon, il topo-genio, è morto. A causa dell’ultimo evento Charlie scopre che la cura sperimentale a cui è stato sottoposto è temporanea e, oltretutto, causa un deterioramento del cervello che porta alla morte. Lentamente Charlie ritorna alle condizioni iniziali, oltre ad avere perdite di memoria. Un giorno, addirittura, si dimentica di essersi sottoposto all'esperimento e decide di ritornare ai corsi di Miss Kinnian, la quale, quando vede Charlie, comincia a piangere. Il protagonista, dopo essersi ricordato gli ultimi eventi, decide di non frequentare più le lezioni per non ferire più l'insegnante.

 Il racconto finisce con Charlie, ormai completamente ritardato, che scrive la sua lettera d’addio. In questa scrive un PPS dove comunica di mettere dei fiori vicino alla tomba di Algernon.


IL MIO COMMENTO

 Il punto forte del racconto non sta nella storia, ma nel modo in cui è scritta. Il narratore è lo stesso Charlie, il quale scrive, in un suo diario, gli avvenimenti della storia. La magia, però, sta nel fatto che Charlie, come sapete, essendo prima stupido, poi intelligente, lo è anche nel modo di scrivere. Quando è ritardato scrive male, poi migliora progressivamente fino ad arrivare a scrivere perfettamente. Questa tecnica rende il racconto più caldo e vicino a noi e non freddo e distaccato. Sembra quasi di essere lì accanto a Charlie.

 Se si vuole proprio fare un paragone si può dire che questa storia è come se fosse lo specchio della vita. L’inizio si può considerare come l’infanzia, dove si è ancora piccoli e ingenui e non ci si rende bene conto di cosa stia accadendo. Piano piano si cresce e si diventa adulti e si hanno ben chiaro le varie situazioni che ci circondano (a metà racconto). La fine del racconto, la fase di decadimento, rappresenta la vecchiaia che porta alla morte.

 Se si fa un piccolo ragionamento allora se la scrittura del racconto rispecchia la storia, e la storia rispecchia le fasi della vita, allora, per la proprietà transitiva, la scrittura rispecchia la vita. È matematicamente corretto. Lasciamo perdere le leggi matematiche.

 Che dire, il racconto mi è piaciuto tanto, mi sono anche commosso alla fine. Questo dimostra che anche le storie semplici (o “banali”) possono essere di impatto e arrivare alle persone. Non mi ha sorpreso trovare su Wikipedia che Fiori per Algernon è stato considerato tra i classici di fantascienza del XX secolo. Il successo è stato talmente grande che Daniel Keys scrisse un romanzo trattante della stessa storia con alcune variazioni. Mi piacerebbe molto leggerlo.

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