Hybrid Theory- Linkin Park



 

Hybrid theory è il primo disco dei linkin park, uscito il 24 ottobre 2000. Ha questo titolo perché è un album “ibrido”, visto che c’è un mix tra sonorità metal e sonorità rap; questa caratteristica si può  notare anche dalla copertina, dove è disegnato un guerriero (che rappresenta il metal, uno stile aggressivo) con le ali, che indicano lo stile più leggero dell’hip-hop. Prima di iniziare vorrei presentare la band: Chester Bennington era il cantante, Mike Shinoda il rapper e la seconda chitarra,  Brad Delson il chitarrista principale e il bassista, Rob Bourdon il batterista e dj Hahn il giradischi.

La 1° traccia è papercut: già da qui si capisce l’essenza della band, con le strofe rappate di Mike, che ha un flow fantastico per tutto il pezzo, e il ritornello cantato da Chester; la traccia è molto interessante perché fonde benissimo i due generi del disco. Si passa poi a one step closer… che bomba ragazzi. È probabilmente il pezzo più aggressivo del disco, con chitarre distorte e un bridge che in live fa impazzire il pubblico: qui si capisce il talento del cantante; all’inizio la canzone non mi piaceva molto, ma adesso ogni volta che la ascolto mi carica di energia. Le successive due tracce sono with you e points of authority, due brani abbastanza simili che non hanno fatto la storia, forse per uno stile non troppo particolare. La 6° traccia- Crawling- è leggenda. Parte piano grazie a dei suoni di un piano sintetizzato da Dj hahn, poi arriva il ritornello, dove Chester esterna i suoi problemi con le droghe (e non solo) con un grido liberatorio, ecco ciò che dice:

Crawling in my skin
These wounds, they will not heal
Fear is how I fall
Confusing what is real

Penso che sia uno dei ritornelli più potenti che abbia mai sentito, tant’è che all’inizio anche Chester faceva fatica a cantarlo ai concerti proprio per la carica emotiva che gli portava; inoltre ora, dopo la sua tragica scomparsa, ha un significato ancora più profondo. La 6° traccia è runaway, dove Chester ragiona su come trovare la giusta dimensione per se stessi; il brano è piuttosto godibile, soprattutto grazie al ritornello e al bridge. Successivamente troviamo By Myself, probabilmente la più aggressiva dopo one step closer; parte con il rap di Mike per poi arrivare al ritornello, con Chester che fa gli scream e Mike che risponde alla frase del compagno. L’8° traccia è in the end, un pezzo pop rock che è l’icona della band: penso che anche i muri conoscano il ritornello di questo brano, anche grazie al remix moderno; personalmente non è tra le mie 3 canzoni preferite della band, ma quando parte non riesco a non cantarla. Dopo in the end troviamo a place for my head: la traccia parte con un bell’arpeggio di Brad al quale si aggiunge un bel ritmo di batteria per poi arrivare a Mike, che rappa benissimo sopra la base, ma la parte migliore arriva dopo il ritornello e la 2° strofa, con il bridge potentissimo di Chester (direi che si è capito che era un maestro a farli). La 10° traccia è forgotten, un brano simile a By myself e probabilmente il più sottovalutato del disco, con un bellissimo attacco di Chester e con Mike che lo accompagna benissimo. La penultima traccia è cure for the itch, una traccia interamente suonata da dj hahn, molto bella per chi apprezza il genere della musica elettronica. Il disco si conclude con pushing me away, dove Chester e Mike parlano dell’impossibilità di accontentare le persone, con un ritornello che fa ancora una volta capire in che stato psichico ha vissuto Chester per tutta la sua vita.

Beh che dire, il disco è un capolavoro: è incredibile pensare che questi ragazzi appena ventenni abbiano fatto come primo lavoro ufficiale un album che ha venduto più di 27 milioni di copie. Nonostante sia un disco a tratti un po’ pesante, credo che tratti il genere del metal e del rap in una maniera tale da farlo piacere a tutti (ai loro concerti ci vanno persone di tutte le età, da adolescenti a quarantenni); inoltre la band ha cambiato genere ogni disco, dal grunge al rock elettronico fino al pop, quindi è impossibile che non vi piaccia almeno una loro canzone. Credo che il successo di questo album sia soprattutto merito di Mike, un genio che in live suona almeno cinque strumenti diversi e che ha sempre portato freschezza alla band, e a Chester: già da questo album le persone si sono innamorate di lui grazie alla sua voce (he screams like a devil and sings like an angel). Quando 3 anni fa si è suicidato la musica moderna ha perso uno dei migliori cantanti che abbia mai avuto; è uno dei miei più grandi rimpianti non aver potuto assistere a un loro concerto con lui alla voce.

Per concludere vorrei suggerivi di ascoltare anche gli album “Metheora” e “A Thousand suns”, qualora abbiate ascoltato questo disco e vi sia piaciuto.

Tracce preferite:

Crawling

A place for my head

Forgotten




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