Primo Levi - Parte 2

Sfogliando il libro Levi continua a raccontare le sue tristi giornate nell’Inferno del Lager, sempre più vuote e desolate. Solo in un passaggio, che mi ha fatto particolarmente riflettere, descrive un momento che sembra riportarlo in vita. Si tratta della sua passeggiata con Jean, il più giovane del Kommando Chimico, che per questo è il Pikolo, cioè colui che si occupa della gestione del trasporto del pranzo dalla mensa fino al luogo di lavoro. Per farlo si fa sempre aiutare da un altro uomo che da quel giorno sarà Levi. I due amici si incamminano verso la mensa, scegliendo la strada più lunga per poter conversare in tranquillità. Durante il tragitto Levi inizia a raccontare la Commedia di Dante, prima descrivendo la suddivisione dell’Inferno e poi recitando qualche verso al compagno. La memoria va e viene, ma questo semplice ricordo sembra liberarlo dalla condizione di prigionia a cui è sottoposto. Sa che l’amico lo ascolta solo perché lo vede come illuminato dalla felicità e gli è molto grato di ciò. Tutta la passione e la forza con cui cerca di ricordare i versi lo distraggono per qualche istante dalla realtà che lo circonda. Mi ha sorpreso la libertà che riesce a riscoprire parlando di Dante. Infatti Levi, semplicemente raccontando della grande opera dantesca, sembra come tornare a vivere una vita che non sentiva più realmente sua. Per lui parlare dell'Inferno dantesco significa liberarsi da un inferno molto più reale, il lager.

Silvia S.

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