"Se questo è un uomo" parte 1

Il libro "se questo è un uomo" racconta la storia di Primo Levi, un ebreo deportato ad Auschwitz durante la seconda guerra mondiale. 

Era stato catturato dalla Milizia fascista il 13 dicembre 1943 quando aveva 24 anni ed era stato etichettato come "cittadino italiano di razza ebraica". Inizialmente venne inviato a Fossoli, presso Modena, dove era già stato costruito un campo di internamento che ospitava gli individui non graditi dal neogoverno fascista repubblicano.  

Già alla mattina del 21 dicembre i deportati vennero a sapere che di lì a breve tutti avrebbero intrapreso un viaggio di 15 giorni per una meta ancora sconosciuta. Affrontarono il viaggio rinchiusi in 12 vagoni e in ognuno si trovavano circa 45/50 persone, che non avevano né cibo né acqua e non potevano soddisfare i propri bisogni corporei. Quando arrivarono al campo gli uomini vennero divisi dalle mogli e dai bambini e nessuno sapeva quando e se li avrebbe mai più rivisti. 

Appena giunsero al campo le SS li fecero spogliare e li rasarono completamente, poi vennero obbligati a disporsi in file per procedere con la disinfezione. Dopo alcuni giorni vennero tatuati con un numero che li etichettava e a ognuno fu assegnata una baracca in cui dormire. Le giornate al campo erano tutte uguali: ci si alzava quando sorgeva il sole e, dopo essersi preparati velocemente, si iniziava a lavorare per poi smettere al tramonto. 

Al campo Primo Levi conobbe alcune persone alle quali si affezionò, tra cui Steinlauf. Quest'ultimo cercò di far capire al protagonista che stando nel campo si diventa bestie ma bisogna impegnarsi a continuare a vivere per dare di testimonianza di quello che hanno passato.

Già all'inizio del libro ci sono dei riferimenti con la Divina Commedia, primo fra tutti è proprio il viaggio di deportazione verso Auschwitz. Gli ebrei sono infatti rinchiusi in un vagone buio con un tremendo caldo, proprio come nell'inferno dantesco. 

Bianca B.

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