"Se questo è un uomo" Parte 2

I capitoli compresi tra "Il lavoro" e "I fatti dell'estate" sono ricchi di eventi. Primo Levi racconta della vita economica nel Lager, della Borsa, di come li dentro tutto può essere venduto in cambio di una razione di pane in più. Racconta delle due categorie di uomini che si possono trovare all'interno del campo (i sommersi e i salvati) e di molto altro.

Tra tutti questi capitoli quello che mi ha colpito di più è "Il canto di Ulisse". In questo capitolo Levi deve percorrere un pezzo di strada per andare a prendere una marmitta. Durante questa sua "passeggiata" non è solo, c'è Jean. Jean è un ragazzo che svolge il ruolo di Pikolo: un lavoro non manuale, che permette di stare tutto il giorno vicino alla stufa e che offre buone probabilità di diventare amico con il Kapo. Jean, inoltre, è giovane, simpatico e sveglio. Levi si trova a sua agio con lui.

Durante il tragitto Primo Levi prova a spiegargli Dante e la Divina Commedia, provando a tradurre ogni verso in francese. Si vede lo sforzo, il piacere, la passione con cui Levi vuole fare capire l'importanza di questi versi a Jean. Inoltre, viene raccontato anche il dispiacere che prova Primo Levi quando non riesce a trovare le parole giuste o quando si dimentica dei versi. In diversi punti si scusa poi con Dante per aver "rovinato"  la sua opera. 

Questa parte mi ha molto colpito. Si vede come, nonostante tutto, il campo non abbia tolto ai suoi prigionieri la cultura, la sapienza, la voglia di imparare e spiegare. 

Smilla P.

Commenti

  1. SE QUESTO È UN UOMO PT 2:
    L'episodio che mi ha colpito di più è raccontato nel capitolo "Il Canto di Ulisse", dove Primo Levi e un suo compagno di nome Jean Pikolo trasportano una cisterna di zuppa. Jean ha ventiquattro anni, parla correttamente il francese e il tedesco e ha una posizione più alta rispetto agli altri detenuti. Mentre i due prigionieri si dirigono per ritirare la zuppa, Primo inizia a rammentare alcuni versi della Divina Commedia (in particolare quelli del XXVI canto, detto il "Canto di Ulisse") e, volendo condividerli con l'amico, comincia a decantarli, per esprimere tutta la loro bellezza. Nonostante i versi narrati siano pieni di errori a causa della scarsa memoria, è possibile notare un'analogia molto interessante tra il naufragio di Ulisse e la vita nel Lager: come il primo che aveva provato a raggiungere la montagna del Purgatorio venne punito da Dio, i detenuti del Lager, avendo provato a opporsi al governo antisemita e nazi-fascista, sono rinchiusi in una prigione che ha, come obiettivo, quello di trasformarli tutti in animali.
    Un altro fatto che ho trovato particolarmente interessante è raccontato nel capitolo "I Sommersi e i Salvati". In queste pagine Levi racconta delle due tipologie di uomini che cercano di sopravvivere nel Lager. I sommersi, detti anche mussulmani, sono i deboli che, per sopravvivere, decidono di seguire le regole, mangiando solo la propria razione e attenendosi alla disciplina e al lavoro. Nonostante ciò non vivono più di pochi mesi e difficilmente li si considera "vivi", poiché non provano a mantenere il loro originario stato di umanità. L'altra categoria è quella dei salvati, ossia coloro che, per sopravvivere al lager, sono disposti a tutto e, perciò, cercano di ottenere delle posizioni privilegiate all'interno del campo, come quella del Kapo. Questa "suddivisione" mi ha aiutato a capire che nel Lager, per quanto le condizioni fossero squallide, c'era qualcuno che provava a mantenere comunque la propria umanità, mosso dalla speranza di sopravvivere. E ciò è da considerare un atto di grande onore.
    Lorenzo O.

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