Se questo è uomo parte

 Levi, nel suo libro, ci riporta alcune vicende che accadevano nei Lager.

Una di queste tratta il "mercato" e gli scambi che avvenivano nei campi tra i deportati, dove si era creata un'organizzazione economica clandestina, basata su un mercato di vari oggetti tra i prigionieri quali: indumenti, viveri e qualsiasi cosa che potesse essere oggetto di baratto.

Uno dei più importanti scambi era quello della biancheria: la stoffa era fondamentale nel campo e i deportati venivano riforniti di biancheria periodicamente, per cui era necessario che prima della riconsegna, che avveniva molto velocemente per far si che i prigionieri non riuscissero a ritagliare e utilizzare il tessuto, essi riuscissero invece a prelevarne dei piccoli pezzi da conservare per le eventuali necessità.

Vi erano inoltre i deportati interessati agli scambi di cibo, perchè spinti dalla fame ma non solo. Alcuni barattavano la loro piccola porzione di pane con della zuppa, per poi scambiare questa zuppa con altro pane e così via. "La fame" nei Lager era il problema maggiore, infatti c'erano prigionieri che scambiavano addirittura la loro camicia o qualsiasi altro indumento per qualcosa da mangiare consci che in caso fossero stati scoperti avrebbero, per punizione, sofferto ancora di più il freddo e la fame.

Gli scambi non si limitavano a indumenti e cibo ma anche ad altre cose, di valore o meno, che non fossero già state tolte loro all'arrivo nei campi. Levi racconta, ad esempio, che alcuni prigionieri riuscivano a togliersi le coperture in oro dei denti in cambio di un pezzo di pane. Il luogo in cui era più facile scambiare oggetti era l'infermeria (Ka-Be) dove la sorveglianza era meno stretta.

Lo scambio di merci che avveniva all'interno del campo era severamente punito dalle SS, in quanto essi ritenevano fossero proprietà dei Lager (questo comprendeva anche l'oro dei denti dei prigionieri). Diversamente gli scambi che avvenivano nei campi di lavoro fra detenuti di Lager differenti era altresì punibile, ma in modo più leggero.

Leggendo questo capitolo, nasce in me una profonda tristezza. La fame, il denutrimento, il freddo, il lavoro massacrante che questi prigionieri hanno dovuto subire è semplicemente inumano, soprattutto se si pensa che essi non erano colpevoli di reati gravi ma semplicemente appartenevano ad una "razza" diversa da quella tollerata dal Reich. Al contempo la cosa positiva che mi ha colpito è che nonostante le difficoltà c'è sempre stata una solidarietà tra i prigionieri, che si aiutavano nonostante tutto.

Pedrielli Stella

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