Se questo è un uomo - parte terza

 Silvia S.

La tanta attesa estate poco a poco iniziò a lasciar posto ad un nuovo inverno. La Buna cominciò ad imbiancare e le giacche estive non furono più sufficienti a mantenere il tepore del corpo. Levi, però, venne incaricato di lavorare nel laboratorio chimico e questo riuscì a salvaguardarlo dal freddo e anche dalla fame. Infatti lui e il suo amico Alberto, sfruttando le risorse del laboratorio, riuscirono ad ingegnare un commercio di diversi oggetti in cambio di zuppa e pane, che li mantennero in vita. Il commercio continuò finché Levi non prese la scarlattina e venne rimandato in Ka-be. Inoltre in quei giorni, dopo che da tempo si era sparsa la voce dell’arrivo dei russi, effettivamente cominciarono a sentirsi i primi arrivi di aerei. Perciò il campo venne evacuato e tutti coloro in grado di camminare vennero messi in marcia verso una nuova destinazione. Nel campo rimasero solo gli ammalati, tra cui Levi, Arthur e Charles, i due francesi grazie a cui l’autore riuscì  a procurarsi cibo e coperte. Infatti mentre Arthur, il più anziano, rimaneva al Ka-be per cucinare e controllare gli ammalati, gli altri due si spostavano per il campo in cerca di cibo e provviste. Riuscirono a procurarsi una stufa per scaldarsi, cucinare e sciogliere la neve per avere acqua, delle patate e in seguito anche dei cavoli. La situazione quindi migliorò, ma non per tutti. Infatti nel campo stava continuando a diffondersi la dissenteria e molti morivano a cause delle malattie per cui erano stati ricoverati. La situazione peggiorò nuovamente quando tornarono un gruppo di SS, che trovando degli intrusi nel loro accampamenti li uccisero con uno sparo alla nuca. Nonostante ciò rimasero per poco al campo e sparirono nuovamente per la paura dei bombardamenti, che avevano già distrutto diverse baracche. Tra i malati ci furono morti e in molti non sopravvissero, però Levi e i due francesi riuscirono a sopravvivere e il 27 gennaio l’inferno terminò grazie ai soccorsi russi.

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