Se questo è un uomo (parte 1)

Se questo è un uomo è un romanzo di Primo Levi in cui racconta la sua esperienza all'interno del campo di concentramento di Auschwitz. 

Primo Levi venne catturato il 13 dicembre 1943. Si era nascosto in montagna ma la Milizia lo aveva trovato e aveva preferito dire la verità, dichiarando di essere ebreo e venendo così trasferito a fine gennaio nel campo di internamento di Fossolo, vicino a Modena. Dopo circa un mese di permanenza all'interno di questo campo tutti i 650 ebrei presenti vennero fatti partire verso una meta a loro sconosciuta, Auschwitz. Il viaggio durò 2 settimane e fu lungo e sfiancante, al freddo e senza acqua né possibilità di movimento. Primo Levi viaggiò con altre 45 persone e di queste soltanto quattro sono poi riuscite a ritornare a casa.

Quando l'autore arrivò al campo di Auschwitz, la situazione che trovò non era migliore: dopo essere stati divisi in base all'età, al sesso e alle condizioni fisiche, tutti i deportati venivano privati di ogni loro avere, da quelli più superficiali a quelli fondamentali, come il nome che era infatti sostituito con un numero. Venivano lavati, tosati e fatti vestire con dei pigiama a righe con cuciti simboli a seconda se si era ebrei, criminali o avversari politici. Tutto ciò portava i prigionieri e lo stesso Levi a sentirsi non più umani ma bestie. Proprio a questo proposito, è importante ricordare un discorso che Steinlauf, compagno di Block dell'autore, fece proprio a quest’ultimo: Levi non si voleva lavare, non ne vedeva l'utilità poiché dopo neanche un'ora sarebbe stato nuovamente sporco a causa del lavoro. Allora Steinlauf, per incoraggiarlo gli dice che non deve lasciarsi andare a diventare bestia, deve rimanere uomo per riuscire a sopravvivere e raccontare ciò che sta vivendo. Tuttavia questo discorso non fa cambiare idea a Levi, che continua a pensare che da lì nessuno uscirà vivo. 

E' infatti convinto che quel posto sia un vero e proprio inferno, possiamo cogliere inoltre molti aspetti che lo accomunano con l'inferno dantesco: a partire dalle SS che dividono i deportati in base a lavoro che possono svolgere così come Minosse divide i peccatori a seconda del peccato, o la scritta sopra l'entrata del campo "Arbeit macht frei" (il lavoro rende liberi) che può ricordare le parole sopra la porta di ingresso all'inferno dantesco. Un altro esempio è la vita nel Ka-Be, l'infermeria, che viene definita dallo stesso Levi come quella nel limbo. 

Maddalena C.

 


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