SE QUESTO È UN UOMO PT 2:

L'episodio che mi ha colpito di più è raccontato nel capitolo "Il Canto di Ulisse", dove Primo Levi e un suo compagno di nome Jean Pikolo trasportano una cisterna di zuppa. Jean ha ventiquattro anni, parla correttamente il francese e il tedesco e ha una posizione più alta rispetto agli altri detenuti. Mentre i due prigionieri si dirigono per ritirare la zuppa, Primo inizia a rammentare alcuni versi della Divina Commedia (in particolare quelli del XXVI canto, detto il "Canto di Ulisse") e, volendo condividerli con l'amico, comincia a decantarli, per esprimere tutta la loro bellezza. Nonostante i versi narrati siano pieni di errori a causa della scarsa memoria, è possibile notare un'analogia molto interessante tra il naufragio di Ulisse e la vita nel Lager: come il primo che aveva provato a raggiungere la montagna del Purgatorio venne punito da Dio, i detenuti del Lager, avendo provato a opporsi al governo antisemita e nazi-fascista, sono rinchiusi in una prigione che ha, come obiettivo, quello di trasformarli tutti in animali.
Un altro fatto che ho trovato particolarmente interessante è raccontato nel capitolo "I Sommersi e i Salvati". In queste pagine Levi racconta delle due tipologie di uomini che cercano di sopravvivere nel Lager. I sommersi, detti anche mussulmani, sono i deboli che, per sopravvivere, decidono di seguire le regole, mangiando solo la propria razione e attenendosi alla disciplina e al lavoro. Nonostante ciò non vivono più di pochi mesi e difficilmente li si considera "vivi", poiché non provano a mantenere il loro originario stato di umanità. L'altra categoria è quella dei salvati, ossia coloro che, per sopravvivere al lager, sono disposti a tutto e, perciò, cercano di ottenere delle posizioni privilegiate all'interno del campo, come quella del Kapo. Questa "suddivisione" mi ha aiutato a capire che nel Lager, per quanto le condizioni fossero squallide, c'era qualcuno che provava a mantenere comunque la propria umanità, mosso dalla speranza di sopravvivere. E ciò è da considerare un atto di grande onore.
Lorenzo O.

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